L’arte ha la sua storia. E’ facile dirlo quanto lo è dimenticarlo.
Siamo così preoccupati del nuovo – del nuovo look, del nuovo suono, del nuovo show – che dimentichiamo, quando si tratta di arte, che ciò che è contemporaneo ha un antecedente. L’arte risponde alle condizioni del suo tempo. Le tecniche si evolvono. La percezione e l’interpretazione del pubblico cambia.
A mio avviso bisogna mettere le intenzioni dell’artista prima delle proprie opinioni e ideologie. E’ tempo di ammetterlo, la maggior parte delle recensioni, per come la raccontano, non aiutano l’arte.
Oggi l’arte è parte dell’industria dell’intrattenimento che include una vasta scelta di offerte culturali. Questo significa che le arti competono per “l’audience” con film, serie tv, video games e molte altre forme di intrattenimento. L’idea è questa, invece di avere critici che ‘rispondono’ alle proposte artistiche perché non chiedere loro di cambiare prospettiva. I critici dovrebbero chiedere perchè ? Qual’è lo scopo dell’artista ? Qual’è il messaggio che vuole veicolare ?
Senza approfondire il lavoro degli artisti, persone che hanno dedicato le proprie vite alla loro visione, corriamo il rischio di perdere di vista ciò che conta davvero.
(Parlare di musica è come ballare di architettura)