Ricerca: investimenti sbagliati. Una visione alternativa

Una donna su tre con un tumore alla mammella, individuato da una mammografia, è trattata anche se ciò non è necessario. Ciò avviene perché il test individua anche tumori con una crescita lenta che sono, molto probabilmente, inoffensivi. Questo è il risultato di uno studio Danese pubblicato su “Annals of Internal Medicine”. Sembra quindi che esista la possibilità che parecchie donne, nel giusto intento di salvarsi la vita, si sottopongano a chirurgia, radioterapia e chemioterapia, senza che ne abbiano effettiva necessità. Il dibattito è aperto da parecchio tempo ed è ben descritto su questo articolo sul sito della CNN:

leggi l’articolo sul sito della CNN

In tutto questo c’è qualcosa che mi fa incazzare. Quali sono gli interessi reali alla base di questi studi ? Risposta: semplice necessità di efficienza economica.

Non che in questo ci sia qualcosa di male ma a fronte di un dibattito che dura da oltre 10 anni (sicuramente in questo caso), perché non indirizzare gli sforzi della ricerca nella creazione di strumenti utili ai medici nel processo decisionale ? Perché non investire tempo e risorse in innovazione ?

Secondo me parte del problema nasce dalle politiche di finanziamento.

I grandi investitori (stati, fondazioni, big pharma) affrontano un rischio: quale sarà il percorso che produrrà i risultati migliori ? Come distribuire i contributi ? Sovvenzioni più esigue ‘a pioggia‘ o grandi contributi a piccole élite di ricercatori. I fatti indicano che le strategie dovrebbero orientarsi verso la diversificazione. Tanti gruppi sufficientemente finanziati e non pochi troppo ‘ricchi‘ (in alcune realtà, a fine anno, per esaurire i budget molti gruppi di ricerca acquistano a mani basse di tutto, anche materiale che non verrà mai utilizzato e che nel tempo scadrà. Vi sembra giusto ?).

Purtroppo in Europa prevale la strada opposta. Questo genera parecchi problemi. Nell’ottica di minimizzare il rischio si premiano progetti con un basso tasso di innovazione presentati da ricercatori già noti (premiando i nomi e non i progetti, ma insomma!). Come se questo non bastasse si toglie tempo a gran parte degli scienziati, spesso i migliori e più promettenti, privandoli di intere giornate spese nella scrittura di progetti che non verranno mai finanziati.

E’ necessario trovare il coraggio di finanziare l’eccellenza futura. Bisogna avere il coraggio di rischiare e avventurarsi verso idee realmente innovative correndo anche il rischio di non arrivare da nessuna parte.

Sicuramente qualche vecchio (e giovane) barone proveniente dal mondo accademico non sarà d’accordo con il mio punto di vista ma in fondo penso che il loro attaccamento al potere gli mostri un mondo distorto che in realtà non ha ragione di esistere fuori dalle loro tasche.

 

steth

 

Pubblicato da ilcontroeditoriale

Appassionati d'arte e attualità, da qualche tempo blogger